giovedì 23 maggio 2013

Di fanfiction, grammatiche stuprate e fantasia latitante: quando uno #staystrong non basterà.

Se vi è mai capitato di parlare con una lovatic (ovvero le fan di SuperDemi), sicuramente avrete notato quanto queste ragazzine abbiano a cuore temi importanti e delicati, quali bulimia, anoressia, bullismo e autolesionismo (chi più ne ha, più ne metta), e siano rispettose di ogni altro essere umano, perché così la somma Demi predica in ogni intervista e canta in ogni suo album strapassato alla radio.
Quindi capirete come la vicenda di Annie mi abbia colpita e ferita allo stesso tempo. La nostra, abbandonata dal padre in fasce e con una madre che “non se ne importa minimamente della propria figlia”, ha come unico amico un diario segreto sul quale giornalmente scrive gli insulti che i coetanei le urlano addosso: “sei grassa”, “cicciona”, “sei una balena, tornatene da dove sei venuta”. Una sera, dopo il primo giorno nella nuova scuola, in lacrime e sotto la doccia, Annie afferra la lametta della madre e si taglia per la prima volta pur di non sentire più le risate e i brutti commenti dei compagni sul suo peso.

Era una liberazione vedere il sangue scorrere, e stetti piu' di una di una settimana senza mangiare solo per essere accettata. E ogni giorno cercavo un posto vuoto del mio polso per creare quella sensazione di liberamento.

Bam! Nel capitolo dopo è diventata anoressica ed è finita in ospedale. Ma qualche riga più sotto è guarita (magicamente) in poco tempo e tenta il suicidio. Demi, la leggi? 
Lungi da me il voler fare del facile sarcasmo su delle vere e proprie malattie come queste, ma, francamente, mi sono rotta le ovaie (perché le palle non ce l'ho) di vedere ragazzine piagnucolone che, per un bisticcio con la mamma o una vita sociale non esattamente come vorrebbero, sclerano e si lamentano di quanto siano alone in the world, si vantano di tagliarsi e dicono di essere anoressiche o bulimiche per un pasto saltato o un'abbuffata da lotro (in fiorentino “sfondato”). Proprio perché non mi va di scherzarci, non sopporto i loro costanti e offensivi tweet. Il caso più eclatante è quello della stupida – non è un'offesa, è la realtà – che per aumentare i followers annunciava al mondo la sua prossima operazione per sconfiggere il tetano contratto con una lametta arrugginita:


Si lagnano come piaghe e predicano il rispetto per chi soffre ma, visto che la coerenza è una di quelle poche cose buone che ho, pretendo dagli altri la stessa cosa e non sopporto la mancanza perenne che dimostrano di avere nei confronti di chi soffre seriamente in silenzio e non passa le giornate a inventarsi tumori pur di avere un po' di quell'attenzione che certamente non ha nella vita off-Twitter e social vari. 
Ecco perché oggi, dopo questa prima fyccina ridicola e scritta col culo (avrei potuto dire “coi piedi”, ma quest'ultimi si sono offesi per essere paragonati a ciò), faremo un tuffo veloce nello strabiliante fandom di Demi Lovato che, avrà anche sofferto di tutto ciò che dicono le sue fan (e per esserne uscita non merita che un applauso), ma ho come l'impressione che continui a cavalcare l'onda del facile guadagno sfruttando le tragedie pur di vendere qualche copia in più. 
Purtroppo, su Efp le sue lovatics scarseggiano come acqua nel deserto, ma non temete. Ne ho trovate alcune che colpiranno i vostri sensi, stordendovi.
In una la protagonista comincia a narrarci le sue tristi vicende in questo modo: “Non era una lametta era un pezzo di attaccapanni rotto” quello che usava per tagliarsi (e qui è doveroso citare @seguoilvento che, giustamente, chiede “Giovanni Muciaccia, sei tu?"); ebbene, un anno prima era caduta in depressione, è vittima di bullismo da sempre e diventa anoressica perché si vede grassa e un giorno riempie il lavandino di acqua, ci ficca la testa dentro e tenta il suicidio. E ve lo copio pari pari perché, davvero, non so se ridere per l'assurdità della narrazione e della scena in sé o piangere per la spettacolarizzazione che si vuol fare di disturbi seri che vengono presi sottogamba da queste bimbette in cerca di un minuto di agognata popolarità.

Riempii il lavandino chiudendo il buco che fa scendere l'acqua e ci immersi la testa,rstai li per un pò a mollo nell acqua gelida poi alzai il capo con il fiato che sobbalzava ad ogni tentativo di respiro,le lacrime cadevano sulle mie guance riscaldandole un  pò,avevo tentato il suicidio.

Nel sottolineare che quegli stupri linguistici sono tutti della nostra signorinella, lascio a voi i commenti perché, come si dice dalle mie parti, unn'ho, gente. Quel che è sicuro è che questo tentativo potrebbe finire nel manuale di prossima pubblicazione Hot to commit suicide: common mistakes you can avoid to succeed.
Comunque, qui entra in scena lei, Demi Lovato, la Madre Teresa di Calcutta dei giorni nostri, la dottoressa dei mali dell'anima, colei che salva coloro per i quali la medicina niente può. Oh, piccola parentesi: state studiando Medicina, Chimica e simili, lettori, oppure avete intenzione di intraprendere queste carriere per aiutare il prossimo? Volete diventare carabinieri, poliziotti o vigili del fuoco per spegnere incendi e salvare gattini in pericolo sugli alberi? Vi do un consiglio: date fuoco ai libri, seppellite le vostre false speranze e formate una band al grido di “canta per le bimbe, salva il mondo!” Solo così aiuterete il prossimo. Fine parentesi.
Della terza vi riassumo velocemente le fasi perché ha dell'incredibile. Ellis è sola, si taglia, digiuna da un po'; i suoi non la capiscono, i compagni la bullizzano e l'unica forza che ha è quella che le trasmettono i suoi idoli. Vi ricorda qualcosa? Ma per fortuna arriva un'amica, tale Alis (l'omofonia ci aiuta a definirle due facce di una stessa medaglia ridicola e malmessa), che è sola, si taglia, digiuna da un po'; i suoi non la capiscono, i compagni la bullizzano e l'unica forza che ha è quella che le trasmettono i suoi idoli. [Il copia-incolla mi ha aiutato] Le due diventano in un giorno BFF. Ma accade la tragedia. Alis si taglia, finisce in ospedale, è in coma. Mentre tutti disperano, dal nulla, sbucano Demi e Justin che, come angeli custodi e salvatori d'anime dannate, con la sola presenza, la fanno risvegliare. E tutti vissero felici e contenti.
Almeno, loro di sicuro, non io che ho letto e continuo a sprofondare nel marasma di queste fyccine che non hanno né capo né coda. Mi verrebbe voglia di prendervi in massa e portarvi negli ospedali, farvi vedere com'è che si riduce una ragazzina anoressica, farvi sentire la consistenza di quei corpicini ridotti alle ossa, farvi vedere com'è che vengono nutrite forzatamente pur di tenerle in vita, per giorni, settimane, mesi, se non anni a venire. Non si guarisce in un giorno, razza di stupide, né un cantante vi aiuterà ad uscirne perché, per quanto possa far star bene la musica del proprio cantante preferito (e non chiamatelo idolo, sant'Iddio), quel mostro che vi cova nel petto non scompare alle prime note, sta lì e dovete imparare a conviverci, finché pian piano la sua voce si attenuerà e non l'ascolterete più ripetervi che non siete all'altezza, che tanto non sarete mai abbastanza, che è meglio sparire lentamente. Vorrei portarvi a conoscere chi davvero tenta il suicidio, perché disperato da una vita che non riesce a vivere pienamente, per delle paure più grandi di lui, per dei dolori che sembrano insopportabili. Vorrei farvi provare come si sente una donna violata, stuprata non solo nel corpo ma nell'anima, con la vergogna che diventa un vestito che non si riesce a togliere, col disprezzo di sé che l'accompagna giornalmente, cercando una ragione che non dipende da lei. Vorrei lasciarvi ascoltare chi giornalmente fa delle chemioterapie, perde i capelli ma non la forza di andare avanti, si alza e affronta le cure, in silenzio, con quella dignità che solo chi soffre sul serio ha. Vorrei portarvi nei reparti oncologici per sapere se poi, davvero, dopo aver visto bambini, donne e uomini di ogni età, attaccati a flebo e consci di una speranza che fievolmente se ne va, continuereste ancora a fingervi malate terminali in cerca di qualcuno che vi dica "sei forte, ce la farai, Justin è con te".
Potrei parlarvi di Elisa, quell'amica che ho visto, nel giro di tre mesi, perdere trenta chili per un'ossessione che è diventata malattia, che ha dovuto abbandonare la ginnastica che l'aveva portata a grandi livelli, che per sei anni ha visto giornalmente una psicologa, che deve girare col misuratore di glicemia (perché la perdita di peso le ha portato in regalo il diabete) e la vedevo controllare i livelli ogni tre ore su delle dita scheletriche, che mangiava gelati dopo ogni pasto per prendere più peso, che, per una dieta fatta da un'incompetente senza laurea, ancora paga le conseguenze, che ha allontanato tutte le amiche che cercavano di farle capire quanto tutto quello fosse sbagliato. Ma poi vorrei dirvi che rivederla qualche tempo fa è stato bellissimo, che quel sorriso genuino sul suo volto finalmente tornato ad un peso stabilizzato è stato un colpo al cuore, che trovarla finalmente in pace con se stessa è stato un momento straordinario. Potrei poi raccontarvi di come ho passato da sola il mio diciassettesimo compleanno, perché mamma aveva la sua prima chemioterapia, e di come dall'ultimo ciclo di radioterapie abbia il terrore di dover riaffrontare tutto quanto un'altra volta ma... A voi non fregherebbe un cazzo e a me, di parlar con chi finge una malattia e dichiara di essere bipolare solo perché lunatica, non interessa. Una cosa però vorrei dirvela: mi fate schifo. Vi auguro che non dobbiate mai avere a che fare con qualcosa del genere perché, allora, davvero, non vi basterà la musica e l'ultima cosa a cui penserete sarà sfogarvi su un social-network. Vi circonderete degli affetti veri, caldi, e non sarà certo l'essere in cima alle tendenze di Twitter con uno #staystrong che vi guarirà.

Uno, due, tre sull'Efp.

Ps: predicare bene e razzolare male: you're doing it right. Complimenti vivissimi.

4 commenti:

  1. Non riesco a capire cosa spinga queste ragazzine a cercare l'attenzione in questo modo. Cercano solo dei followers in più su Twitter? Siamo arrivati davvero a questo? Inventiamo le morti dei nostri familiari, fingiamo di avere malattie incurabili e millantiamo degli stupri mai subiti davvero soltanto per dei followers e della visibilità? Io non capisco e mi rifiuto di farlo, perché quando si arriva a mettere nel mezzo il rispetto che si deve a chi soffre o ha sofferto non accetto scuse. Tutto questo mi fa profondamente pena, anzi schifo, come hai detto, giustamente, nel post.

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    1. Credo che le spinga a questi gesti, oltre alla stupidità e all'immaturità croniche che le affliggono, la ricerca d'attenzione. Nel web puoi diventare facilmente qualcuno, difficilmente dalla vita vera, senza dover cambiare sul serio la tua quotidianità. Basta inventarsi un alter-ego ed è fatta. Non è a te che muore il padre, se lo scrivi su Twitter, ma al tuo alter-ego. Non sei tu che vieni stuprata, ma l'alter-ego. E via dicendo. C'è una mancanza sostanziale di rispetto alla base, un'assenza di sentimenti reali che mi preoccupa e un'incoscienza che non riesco a capire. Siamo arrivati al limite e dopo tutto ciò che ho letto in questi mesi mi domando solo che cosa inventeranno ancora. Manca la Resurrezione e abbiamo visto tutto.

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  2. Senza parole.
    Non per le ficcyne in sé che bof, a questo punto non mi aspetto più niente di diverso, ma per la profondità delle tue riflessioni nell'ultima parte del post. Leggerti è sempre bellissimo, non smettere mai di scrivere e svelarti attraverso le parole, sei bellissima ed è giusto tutti lo vedano.

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